Questo è lo spazio di Unsupervised nella sua versione da leggere che è in pratica un gigantesco invito ad ascoltare la versione audio1 (che trovi qui) e per questa volta anche qui sotto:
Unsupervised nasce innanzitutto dalla passione per la musica e in particolare per la musica black. Da qui, l’esigenza è stata quella di cercare di mettere a frutto gli ascolti, le riflessioni e gli approfondimenti che sono stati fatti attorno alle canzoni.
Partendo, quindi, dalla musica, andando a cercare di illuminare anche quello che ci sta dietro, se non il motivo almeno il contesto per il quale questa musica è arrivata a noi così.
La contemporaneità ci sommerge di “notizie” o, meglio direi, “nozioni”. Queste “nozioni” spesso sono accompagnate soltanto da “ecco le canzoni che devi ascoltare” o “disco capolavoro appena uscito” o nella migliore delle ipotesi da stralci di comunicati stampa di un’etichetta o parafrasi di un post social.
Secondo me dalla musica è normale aspettarsi qualcosa in più. E soprattutto entrare nel contesto. O almeno provarci. Anche soltanto per noi stessi e per dare un senso alle cose di musica.
Per quello che mi riguarda l’unica cosa che mi va di sottolineare è che di certo non mi metto a spiegare la musica, tanto meno la musica black. Non è questo il fine di Unsupervised.
Però le comunità mi interessano, mi interessano le loro storie, mi interessa cercare di vedere cosa c’è dietro le loro espressioni.
Nella musica black in particolare c’è tutta la storia delle comunità afro americane, quella della contaminazione continua che ha arricchito e tramandato una tradizione orale che spesso non viene scritta sui libri di storia.
La musica black come ghostwriter della cultura in cui siamo immersi e così presente quando premiamo “play”? A pensarci non è così strano.
Unsupervised è quindi un punto di partenza dal quale mi piacerebbe possano nascere altri scambi, discussioni, altri approfondimenti e altre contaminazioni. Da parte mia spero di lasciarti uno scarabocchio, qualche traccia da ascoltare, qualche disco da mettere in collezione e spero di non essere ovvio oppure banale. Dovesse accadere qualche volta spero tu me lo possa perdonare.
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Intanto era per me un assoluto piacere poter battezzare Unsupervised con una traccia che parte dall’Italia, così come Unsupervised, poi passa da New York come spesso succederà anche a Unsupervised, torna nel nostro Paese e da qui diventa patrimonio comune dentro un disco che nasce dalla passione esageratissima per la musica. Quello di BANDT, costola di Badge And Talkalot, che riunisce alcuni dei suoi amici in ‘PERIOD.’, titolo del disco che sarà disponibile dal 4 marzo. Le barre sono di Skyzoo e MED.
In fondo, ho scelto una traccia che apre un disco del 2005. Una delle tracce di apertura più belle secondo me per quello che riguarda l’hip hop. Fra l’altro in questa canzone si parla tanto di contesto dell’hip hop, della disperazione e della ricerca costante di un riscatto. La storia di Beanie Sigel è senza dubbio una pagina hip hop, per tanti motivi. Vivere in un ambiente nel quale la violenza e i conflitti sono una cosa anche troppo comune, dove le comunità sono minacciate continuamente da povertà, crimine e mancanza di opportunità, costantemente in tensione e sempre in balia dell’incertezza. E sentire tutte queste cose attorno, respirarle, sentirle nell’aria, raccontate in prima persona da lui in questa traccia che è - secondo me - una delle più belle aperture di un disco hip hop.
Volevo partire da qui.
Nella intro della versione audio è presente una porzione di ‘Round About Midnight’ di Miles Davis che intitola l’album del 1957. La musica di fondo è ‘What Is Black Music’ di Cunnie Williams nello strumentale remixato da Jeep Jazz su Yo Mama Recordings e la coda è una porzione di ‘Turn Up’ di Pantu & Long John con la partecipazione di Dj Whip da ’Trust In Us’ uscito per Rest In Press.
La versione audio di Unsupervised è quella che chi è bravo chiamerebbe “main”, la principale insomma, perché nasce con quella natura. Qui, per comodità metto i riferimenti e qualche pensiero sparso non necessariamente sbobinato. Almeno per ora.